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Di: Marco Manconi

E’ abbastanza disgustoso, anche se agli italiani evidentemente non basta mai, che l’attuale nostro primo ministro di – ahahah! – sinistra, alla notizia, anni fa, della prescrizione del reato di associazione mafiosa imputato al loro attuale caro estinto, Andreotti, abbia festeggiato brindando insieme al caro zio Gianni. Per loro il caro estinto è un mito, così come lo è per Berlusconi, che a estinzione avvenuta si è subito precipitato a sostenere come fossero uguali, loro, i perseguitati dalla legge, perché questi, dalla legge, si sentono ovviamente perseguitati, sperando magari di fare la stessa fine, ovvero più o meno sette decenni di devastazione impunita del territorio. Perché poi di questi non ce n’è uno che non si estingua lietamente nel proprio letto. E così eccolo là, il divo Giulio, dopo infiniti stenti, dell’Italia, serenamente non avendo neanche uno straccio di anima da tenere coi denti, parecchio in là con gli anni perché l’erba amara si sa, e con grandiosi funerali tributatigli da chi, l’italiano, non può che ammirare e invidiare una simile scorza e abilità, ridendo crassamente compiaciuto e chiamandolo persino “genio”, di quel suo banale cinismo, la forma di intelligenza più alta per poveri di spiriti e di cervello.


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